Buongiorno, leggo ogni giorno di genitori che son tristi per il futuro scolastico dei propri figli non vedendo soluzioni e oggi vorrei raccontare, qualcuno di voi magari l’aveva letta in passato, la mia storia per portare un po’ di speranza a chi la sta perdendo.
Sono Nicole, ho 26 anni e sono: dislessica, discalculica, disortografica e disgrafica.
Ho faticato molto nel mio percorso scolastico, ero intelligente ma non mi applicavo abbastanza a detta delle maestre o dei professori. Mia mamma passava ore a farmi studiare o mi faceva da supporto quando facevo i compiti da sola.
Non poteva alzarsi dalla sedia perché andavo nel panico, ma se lei rimaneva li anche in silenzio io ero autonoma. Non riuscivo a leggere, ero frustrata perché i miei amici leggevano e la maestra faceva le gare di lettura.
Volevo vincerle. Imparai la lettura meccanica e diventai la più veloce della classe (non capivo nulla di ciò che leggevo, ma ero veloce e alla maestra andava bene così). Per invogliarmi a leggere mia mamma mi regalò, in seconda elementare, “Harry Potter e la pietra filosofale”, ci misi un anno a leggerlo e non lo finii mai, passai direttamente ai prossimi.
Da allora non ho più smesso di leggere, tant’è che per sperare che io non comprassi più libri cartacei, per motivi di spazio, mi hanno regalato l’eBook reader.
La vita scolastica procedeva con media medio alta e tanta fatica per ottenere i risultati, mamma sapeva che c’era qualcosa che mi impedisse di essere veloce come gli altri nell’apprendimento, ma maestre prima e professori dopo continuarono a dirle che era solo perché non avevo voglia. Lei sapeva benissimo quanto fosse importante per me studiare e continuava a spronarmi nonostante tutto.
Arrivai alla scelta delle superiori. Ero indecisa tra l’artistico, lo psico pedagogico e il linguistico, anche se l’alberghiera mi sembrava la scelta più giusta visto la fatica che facevo.
Scelsi lo psico pedagogico alla fine, perché il linguistico aveva troppa matematica e il mio professore di arte mi considerava senza speranza nel disegno (anche se son stata SEMPRE discretamente brava) perché non riuscivo ad avere prospettiva.
Al pedagogico ebbi 2 debiti il primo anno (latino e matematica) e 3 debiti al terzo anno (latino, chimica e matematica).
A metà del terzo anno, avendo io l’età per smettere la scuola, comunicai a mia mamma che avrei smesso e sarei andata a lavorare.
Mi disse categoricamente di no.
Studiando psicologia scoprii i disturbi dell’apprendimento, parlai con la professoressa che mi disse che stavo trovando vie alternative per giustificare il fatto che non mi piaceva studiare. Me ne fregai e io e mamma andammo a fare la diagnosi dsa che avete letto sopra. Finalmente diedi un nome a ciò che non era essere un “asino” avevo 17 anni.
Dopo il diploma (76/100) decisi di iscrivermi all’università e, sempre appoggiata dai miei, decisi di iscrivermi al DAMS (per chi non sapesse cos’è è discipline dell’arte della musica e dello spettacolo), alla faccia di QUEL professore che mi disse che non ero in grado.
Gli anni passarono con la consapevolezza che anche li avrei dovuto lottare contro l’ignoranza in materia dsa ma non mi feci molti problemi, tirai fuori le unghie e mi laureai in tempo, senza essere mai bocciata ad un esame (ve la faccio breve ma ci son state vicende divertenti a riguardo) e mi sono laureata con 100/110 (5 punti in meno della previsione effettiva perché dall’ansia feci quasi scena muta all’inizio della discussione della tesi per riprendermi dopo. Il mio relatore non aveva avvertito la commissione di aver una dsa davanti, ma poco importa).
Mi specializzai ancora in web design e grafica con voto 86/100
Ora faccio il lavoro per il quale mi sono sacrificata 3 anni, studiando e lavorando, vincendo per 2 anni di seguito la borsa di studio (compresa di diritto abitativo) per MERITO ACCADEMICO il secondo anno e SUPER MERITO ACCADEMICO il terzo ed ultimo anno. La mia media viaggiava sempre sui 27/30- 28/30.
Ora faccio il grafico e social media menager per una grande azienda e la mia dislessia diventa motivo di autoironia quando comincio, per stanchezza, a non controllarla più.
Non ho messo i miei voti per vantarmi, ma per far capire che non tutto è perduto. Se la mia famiglia non mi avesse sostenuta non sarei arrivata così lontana. La sofferenza nel percorso è stata molta, moltissima, ma vedere il panorama dalla vetta della montagna, ragazzi, è uno spettacolo!
Fate capire ai vostri figli che non sono inferiori a nessuno, date loro modo di poter sbocciare, non fateli nascondere dietro alla dsa, vi prego. La paura che avete voi è un veleno per i vostri figli. Spronateli, non giustificate tutto con “è ma lui è dislessico”
Ho fatto in modo che questa fosse una mia peculiarità, sono fiera di esserlo! Spero che i vostri figli capiscano che non è solo brutto, ma è semplicemente un modo di essere come avere i capelli rossi o gli occhi verdi.
Mi piange il cuore sapere di bambini che piangono per questo perché so cosa si prova, ma vi prego fate in modo che capiscano che è un punto di inizio e non un arrivo la nostra peculiarità.
Scusate se sono stata prolissa, ma ogni tanto mi piace raccontare il mio percorso per dare un po’ di speranza ai genitori che scoprono ora la dsa.
Come me ci sono molti altri che ce l’hanno fatta, quindi armatevi di Santa pazienza perché la biro cadrà almeno 10 volte durante i compiti, la pipì scapperà almeno 20 e la matita dovrà essere temperata di continuo, ma credetemi che ne vale la pena.
Ammesso che si abbia voglia di studiare (anche i “normali” non hanno voglia, che ci si può fare?)
Spero di esservi di aiuto.
Nicole
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