La DISLESSIA si eredita o si diventa DSA?

Dislessici si diventa o ci si nasce? Ci sono ben 42 geni associati alla dislessia ma questo non è tutto.

In questo articolo vogliamo far luce ad alcune domande che ci sono state proposte, ovvero: la dislessia si eredita? Come si manifesta negli adulti? Come influenza l’apprendimento delle lingue straniere?

Abbiamo ampiamente parlato di Dislessia nei nostri articoli ma uno dei modi migliori per capire a fondo un concetto sono gli esempi.

Ecco qualche esempio comune che abbiamo incontrato durante la nostra esperienza:

• I dislessici fanno visibilmente fatica a leggere, la lettura risulta più lenta, con delle imprecisioni, degli errori, delle ripetizioni, delle omissioni di lettere, parole, intere righe o ancora della punteggiatura;
• I dislessici a volte possono aggiungere o anche invertire e scambiare lettere (soprattutto quelle visivamente o fonologicamente simili) e parole;
• Un altro esempio può essere quello della difficoltà a riconoscere lettere uguali ma scritte con caratteristiche grafiche diverse, come maiuscolo e minuscolo;
• Altro errore comune è quello di fondere insieme due parti di due parole diverse in una sola parola;
• A volte i dislessici affermano di percepire lettere e parole spostarsi, cambiare direzione o scomparire, sia quando leggono che quando scrivono;
• Possono provare confusione e nausea o vertigini nella lettura;
• I dislessici hanno spesso difficoltà nella percezione della profondità e della visione periferica;

Per tutti questi motivi come è ovvio la comprensione del testo viene compromessa.

I DSA come la Dislessia sono anomalie cognitive di base associate a quelle comportamentali, che non dipendono dall’insegnamento né dalla mancanza di volontà da parte del bambino.

La dislessia è un disturbo che si eredita dai genitori?

I disturbi legati alla dislessia hanno una varietà di trasmissione, da quella genetica a quella ambientale, ovvero il contesto socioculturale in cui il bambino si interfaccia dalla nascita.

Nel 2022 una ricerca della scuola di Filosofia, Psicologia e Scienze del linguaggio dell’Università di Edimburgo ha scoperto ben 42 geni associati alla dislessia.
(Doust, C., Fontanillas, P., Eising, E. et al. Discovery of 42 genome-wide significant loci associated with dyslexia. Nat Genet 54, 1621–1629 (2022). https://doi.org/10.1038/s41588-022-01192-y)

Assieme alle cause genetiche, si annoverano tra i fattori anche quelli anatomici e funzionali del cervello.

Legati alla dislessia esistono anche aspetti psicologici come eventi traumatici nella prima infanzia (come abbandoni).

Sono possibili anche altri deficit e disturbi come quelli della visione, dell’udito e del linguaggio.

Proprio sul linguaggio ci piacerebbe soffermarci ed approfondire quali difficoltà ulteriori potrebbero sorgere nell’apprendimento di lingue straniere.

Parleremo soprattutto dell’inglese, poiché è la lingua che di solito viene insegnata nella scuola primaria in Italia, a volte anche a partire dalla Scuola dell’Infanzia.

Dislessia nell’apprendimento di lingue straniere

Una delle caratteristiche della lingua inglese che non aiuta le persone con dislessia, è il fatto di essere una lingua cosiddetta “opaca” (al contrario dell’italiano che è denominata ”trasparente”): questo significa che ai singoli grafemi possono corrispondere diversi fonemi.

Dobbiamo poi ricordare quanto anche persone non dislessiche assolutamente sicure di sé in altre materie si ritrovino con un vissuto ansioso quasi esclusivo delle lingue straniere, quella famosa sensazione di fare brutta figura o di sbagliare, che porta a non sperimentarsi neanche.

Purtroppo in Italia non siamo facilitati come in altri paesi europei, poiché come sappiamo ad esempio i cartoni animati ed i film vengono doppiati nella nostra lingua, mentre in altri vengono semplicemente sottotitolati e lasciati in lingua originale.

Ma per fortuna abbiamo oggigiorno la tecnologia dalla nostra parte, e così i genitori o i responsabili dell’educazione possono ovviare cercando su internet i contenuti che preferiscono e quindi selezionare la lingua.

Ci preme sottolineare che “l’essere portati per le lingue” è un concetto che non tiene in considerazione l’impostazione di base del cervello dei bambini alla nascita: è dimostrato infatti che il cervello di un neonato (e anzi fin dalla gravidanza) è preparato ad apprendere un numero infinito di suoni, per questo partiamo tutti più o meno dallo stesso punto, almeno biologicamente, per quanto riguarda l’apprendimento di una o più lingue.

È normale che l’ambiente, che sia culturale, famigliare, sociale ecc. influenzerà questo punto di partenza.

Così come in tutte le altre materie, anche per le lingue straniere i bambini ed i ragazzi con DSA come la Dislessia hanno il diritto di utilizzare strumenti compensativi che saranno loro introdotti da docenti ed altri professionisti come i TUTOR DSA.

Tra questi possiamo trovare le verifiche semplificate. Nello specifico per quanto riguarda le lingue straniere, una delle differenze all’interno delle verifiche ed interrogazioni è quella di non dare molto valore allo spelling, poiché come abbiamo visto soprattutto per l’inglese, è una delle caratteristiche che creano più difficoltà.

Come aiutare i dislessici durante le verifiche

Di seguito forniamo alcune indicazioni utili per i docenti a proposito delle verifiche semplificate per i Dislessici per qualsiasi materia:

• Le prove di dimostrazione del livello di apprendimento raggiunto, che siano scritte o orali, possono essere modificate nella struttura e nella durata, quindi può essere dato un tempo più prolungato o in alternativa può essere ridotto il numero delle domande;
• si devono inoltre tenere sempre in considerazione le caratteristiche individuali specifiche di ognuno, e quindi anche ciò che è stato definito nel Piano Didattico Personalizzato;
• Il bambino deve potersi servire di materiali di sua costruzione come mappe (concettuali e/o mentali, per conoscere la differenza leggi il nostro articolo AGGIUNGERE LINK);
• Nelle verifiche il docente prenderà maggiormente in considerazione il contenuto piuttosto che la forma, al fine della valutazione, oppure valorizzerà il procedimento piuttosto che il risultato, o ancora, considererà l’autocorrezione fatta dallo stesso bambino;
• L’insegnante segnerà nelle verifiche scritte non solo gli errori ma anche i risultati positivi, in modo da avere un impatto positivo sulla percezione di sé del bambino;
• invece di far risaltare l’errore, metterà in primo piano e ben visibile la forma corretta, nelle verifiche scritte;
• L’insegnante leggerà ad alta voce le consegne o utilizzerà programmi digitali appositi;
• Le verifiche semplificate verranno programmate e non saranno “a sorpresa”, e le parti del programma che saranno verificate dovranno essere esplicitate per tempo;
•  Le verifiche di diverse materie non verranno sovrapposte tra loro nella stessa giornata;
• Le verifiche scritte a domande chiuse (i famosi quiz) sono preferibili alle domande aperte, ma in ultima analisi le interrogazioni orali potrebbero essere più semplici per i dislessici; si consiglia di considerare un’integrazione orale alle verifiche scritte per poter fornire diverse possibilità di espressione al bambino/ragazzo.

Scoprire la dislessia in età adulta

In ultimo, vorremmo sottolineare alcuni criteri per poter individuare la dislessia in età adulta:

• i genitori condividono con i bambini e gli adolescenti una difficoltà e lentezza nella lettura;
• conseguenti difficoltà di comprensione, memorizzazione e sintesi del contenuto letto;
• gestione del tempo problematica;
• difficoltà di pianificazione e organizzazione;
• carenze nell’ortografia;
• inadeguatezza del lessico;
• ultime ma non meno importanti, le questioni più legate all’aspetto psicologico come ansia, bassi livelli di autostima ed insicurezza.

Hai percepito un campanellino d’allarme?

Non temere, molti come te hanno dei dubbi e chiedere un consiglio può solo aiutarti a schiarirti le idee.