Ecco i 4 aspetti da non sottovalutare per una didattica a distanza (DAD) efficacie ed inclusiva
E’ una mattina di marzo, precisamente il 17, giorno di uscita del decreto 388 del M.I.U.R. che regola la D.A.D. (Didattica a Distanza)
Io stranamente mi sono svegliata presto, dal mio terrazzo riesco a sentire perfino il canto degli uccellini. Il paese sembra addormentato. Ogni tanto sento passare un’auto e l’aria sembra molto più respirabile: siamo nel pieno del lockdown.
Il Covid-19 ha modificato anche la vita del piccolo paesino di provincia dove vivo e tutto sembra addormentato da un incantesimo. Anche lo Sportello d’Ascolto ha assunto un’altra forma e da diversi giorni squilla incessantemente il telefono di servizio.
Mi preparo al cambio di setting e cerco di rispondere alle famiglie che mi portano domande di diversi tipi, ma che hanno in comune un senso di disorientamento il quale evidenzia l’importanza della relazione perduta e la difficoltà nel gestire la didattica a distanza.
La fatica maggiore la esprimono i genitori di bambini con difficoltà di apprendimento. La mamma di Paolo, ad esempio, mi dice che il bambino si rifiuta di partecipare alle lezioni su Class Room e lei deve essere quasi coercitiva per farlo sedere davanti al monitor e fargli accendere il video durante la lezione.
Paolo è dislessico, fa fatica a leggere e comprendere un testo scritto e si vergogna di entrare in videoconferenza perché dice che non vuole far vedere alle maestre ed ai compagni che trova difficoltà a capire le lezioni.
Michele ha problemi di attenzione e la sua memoria di lavoro si affatica facilmente. Tenta di tenere a mente le istruzioni per risolvere il problema di matematica ma le troppe informazioni a monitor lo confondono e scoppia in lacrime, dicendo alla madre che non ce la fa… non capisce.
Luca tenta di scrivere un testo su Word. Lui è disgrafico e disortografico ed è stato diagnosticato da poco.
La mamma gli ha comprato un PC nuovo, per farlo esercitare a scrivere dei testi scritti e velocizzarlo rispetto all’uso della scrittura tradizionale, ma è successo tutto così in fretta che fa ancora fatica a riconoscere la posizione delle lettere sulla tastiera e, quando scrive, compaiono e si vedono, adesso prepotentemente, doppie mancate, accenti inesistenti e “h” dove non ci vogliono…
Mi chiama anche una insegnante della scuola primaria che mi parla della difficoltà a riprogettarsi così in fretta: la scuola è stata chiusa in un battibaleno e lei si sente risucchiata dalla modalità D.A.D. e, ammette, neanche tanto pronta. Per fortuna il Preside dell’Istituto Comprensivo dove lavoro, come insegnante e referente dello Sportello d’Ascolto, ha attivato tempestivamente corsi per docenti sul utilizzo di piattaforme per la didattica a distanza, ed io per prima mi sono cimentata nella formazione per capire come catalizzare il processo.
La riflessione diventa sempre più profonda e sento il desiderio di impiegare la mia energia in un gesto solidale e di aiuto. Contatto una collega, anche lei psicologa, per confrontarmi. Lei mi riporta le stesse problematiche e le stesse fatiche dei suoi utenti.
Nasce l’idea di questo lavoro.
L’esperienza ci rimanda a riflettere sempre sull’importanza della relazione e della comunicazione, cosa che in questo periodo di emergenza sanitaria in cui possiamo dire che “spazialmente” siamo lontani, viene a mancare, come se il Covid-19 avesse congelato tutto, come vento ghiacciato in giorni di tempesta di neve.
Ricontattare le famiglie, chiedere loro di appuntarsi quali sono le difficoltà più evidenti per i loro figli, rimandarle a contattare le insegnanti e, senza vergogna, chiedere loro un aiuto.
Lo stesso facciamo con alcuni colleghi, quelli più in difficoltà, poiché alcuni hanno già messo in gioco competenze pregresse e sembra abbiano meno problemi.
Come è noto a tutti, sebbene se ne ritorni abbondantemente a parlare in occasione di fenomeni epocali che sconvolgono scuola e società, il tema dei disturbi dell’apprendimento implica una particolare e quotidiana attenzione da parte della comunità scolastica tutta! Questi bambini, quotidianamente, devono mettere in campo grande determinazione ed energia e, nel contempo, devono fare un grande sforzo, non solo fisico.
Questo impone un impegno, da parte di padri e madri, nel essere attenti ai bisogni dei figli e, mai come in questo momento storico, a sorreggerli, per non abbandonare la scuola rischiando di perdere momenti di relazione e di apprendimento.
Agli insegnanti è richiesto lo stesso sforzo. Queste “fatiche” rappresentano dunque una impellenza educativa, per assicurare la crescita formativa ed educativa di alunni che chiedono specifiche competenze ed attenzioni e che mostrano personali bisogni educativi.
Chi si occupa dei bambini ha adesso un compito importante. Ai genitori è chiesta una metamorfosi faticosa: devono occuparsi del loro lavoro, della gestione della casa, dei bisogni primari e anche degli apprendimenti dei loro figli. Il tutto in un contesto diverso e, per alcuni, nuovo: quello telematico! Che fatica…
E’ possibile sollecitare i propri figli a comunicare e riconoscere le loro difficoltà, stare in “ascolto” e osservare quali sono le modalità che facilitano il loro apprendimento.
Interrogare i diversi tipi di intelligenza per trovare e supportare nuove strategie ma, soprattutto, comunicare le difficoltà agli insegnanti, esprimere il loro disagio per essere accompagnati nel cammino e costruire un ponte che permetta questo faticoso attraversamento.
Non arrendersi, dando così ai propri figli il buon esempio, e concedersi momenti creativi che permettano di tramutare ansie e paure in qualcosa di positivo e rigenerante.
Monitorare i propri livelli di ansia e, se occorre, rivolgersi ad esperti che sostengano la strada dell’apprendimento.
Gli insegnanti, oltre a doversi confrontare con l’uso di PC e vari strumenti, dovrebbero tener presente alcuni accorgimenti.
Innanzitutto creare un calendario delle lezioni e dei compiti, quindi segnare ora e giorno della video-lezione e calendarizzare il giorno in cui i compiti saranno caricati sulla piattaforma. Questo eviterà il sovraccarico di materiale sulla piattaforma e contribuirà a dare organizzazione e ordine alla giornata del bambino.
L’impiego di video-lezioni può essere una buona prassi, in quanto consente il continuum relazionale tra insegnante ed alunni, permette di spiegare in maniera semplice i vari argomenti della programmazione e, di conseguenza, da modo al bambino di formulare domande o chiedere di poter rispiegare.
La video-lezione deve poter essere registrata e messa a disposizione dell’alunno, così in qualsiasi momento la può rivedere e riascoltare.
Per introdurre la lezione, l’insegnante può usare mappe concettuali che riassumono l’argomento il quale, successivamente, sarà approfondito.
Le mappe possono essere considerate un buon strumento per organizzare e memorizzare un argomento, proprio perché vanno a creare con parole chiave delle forme, colori e immagini che devono richiamare determinati concetti, definizioni, collegamenti.
Ogni bambino può creare una sua mappa personalizzata, in questo modo l’apprendimento risulterà più veloce, più interessante e più divertente, grazie al uso di colori ed immagini; inoltre l’atto pratico di creare la mappa genera nel bambino l’apprendimento.
Questo lavoro porterà il bambino ad essere sempre più autonomo e quindi a non dover dipendere dal aiuto del genitore.
In fine l’insegnante può promuovere lavori in piccoli gruppi online: in questo modo favorirà la relazione tra gli alunni e loro acquisiranno abilità per lavorare in gruppo e si eviterà l’isolamento sociale.
Con la nuova modalità telematica è necessario inoltre tener presente quanto possa essere difficile per gli insegnanti dare una giusta valutazione agli alunni, ma allo stesso tempo bisogna ricordarsi che il bambino, quando svolge un compito, ha bisogno di sentirsi valutato, proprio perché fino a qualche mese fa si procedeva così.
Per la valutazione, soprattutto in questo momento, è bene non creare discriminazioni e tener presente le varie difficoltà che tutti i bambini affrontano quotidianamente; ad esempio potrebbe essere importante sottolineare i punti di forza di un bambino.
Un altro elemento da non sottovalutare è quello della coesione. La coesione deve essere creata tra insegnanti ed alunni, tra scuola e famiglia, quindi sostenendo i genitori in un ruolo totalmente nuovo; vi deve essere coesione tra tutti gli alunni, ovvero sollecitando i bambini a collaborare ed a farli sentire parte di un gruppo classe, pur essendo fisicamente lontani. Sentirsi parte integrante di un gruppo classe per il bambino avrà vantaggi sia dal punto di vista emotivo sia per un aspetto più pratico, come quello di poter fare affidamento su altri compagni nei momenti felici ma anche in quelli di difficoltà.
Quindi è molto importante supportare i ragazzi, evitare carichi eccessivi di materiale, usare un lessico chiaro ed adeguato all’età del bambino, spiegare non usando solo parole o definizioni ma anche immagini, musica, colori e filmati, al fine di rendere accattivante e di facile comprensione l’argomento.
In tutto questo anche i genitori svolgono un ruolo importante. Ai genitori viene suggerito di:
Ad esempio per i bambini con Disturbo specifico dell’Apprendimento (DSA) può essere utile concordare con il genitore dei momenti di lettura condivisa, in modo da alleggerire il carico cognitivo dovuto allo sforzo della lettura e, allo stesso tempo, può essere un modo per condividere un momento della giornata. Sempre per bambini con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) è importante che continuino ad utilizzare strumenti compensativi e strumenti digitali.
Si è soliti pensare che gli studenti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) e BES, sappiano usare i vari strumenti compensativi, ma non è sempre così perché spesso questi non sono resi disponibili dalla scuola o, ancora, molte volte i bambini provano vergogna nel usare uno strumento che altri compagni non usano.
Perciò questo può essere un buon momento per usare proprio questi dispositivi, con l’aiuto della famiglia o di figure specializzate (come un tutor DSA) o una occasione per introdurli.
Sono una insegnante, psicologa clinica e tutor DSA. Da anni mi occupo dello Sportello d’Ascolto presso l’Istituto Comprensivo dove lavoro e percepisco le problematiche di famiglie e docenti.
Sono una psicologa dello sviluppo e dell’educazione, specializzanda in psicoterapia ed esperta in disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
Buona Quarantena
Team EVOLVIS.
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Si parla tanto di DSA, ma rimane ancora molto da dire e soprattutto da fare.
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2 Comments
si puo avere un attestato di partecipazuone
Certamente basterà farne richiesta scrivendo una email a info@evolvis.it
A Presto
TEAM EVOLVIS