Io mi ero accorto già ai tempi della scuola dell’infanzia che mio figlio aveva delle difficoltà, ma mi dicevo che forse dovevamo solo aspettare che maturasse. Sono pentito di non aver richiesto una valutazione presto, gli avrei risparmiato molte sofferenze.
Papà di Luca, 9 anni
Una nota ricercatrice, Sally Shaywitz, definisce la dislessia “un’inattesa difficoltà di lettura?”. E se invece non fosse così inattesa?
Infatti, seppur i bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento presentino caratteristiche varie e differenti, è altresì vero però che è possibile rintracciare alcuni segnali comuni osservabili fin dalla scuola dell’infanzia sia dai genitori, sia delle insegnanti. Questi, possono considerarsi veri e propri campanelli d’allarme.
Tra quelli che possono essere rilevati ancora prima dell’inizio della scuola primaria vi sono: sostituzione di fonemi nelle parole o difficoltà nel riconoscimento di alcuni, fatica nel seguire più indicazioni fornite contemporaneamente, nella memorizzazione di suoni nuovi, nella coordinazione motoria e nelle attività che prevedono il coinvolgimento della motricità fine, a orientarsi nello spazio e nel tempo o, ancora, la tendenza ad invertire le sillabe delle parole, soprattutto se lunghe.
Questi campanelli d’allarme non sono indicatori diagnostici di futuri Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ma è bene monitorarli per comprendere se avranno dei risvolti sugli apprendimenti scolastici con l’ingresso alla scuola primaria.
Se le difficoltà rilevate alla scuola dell’infanzia non rientrassero spontaneamente, andranno ad inficiare l’apprendimento della lettura e della scrittura con il rischio che sfocino in un Disturbo Specifico dell’Apprendimento.
Difficoltà che vanno tenute in considerazione, dalla fine della prima elementare in poi, sono quelle nella lettura, se questa non diventasse fluente o se perdurasse la fatica a unire le sillabe delle parole o, seppur corretta, risultasse lenta, inespressiva, tanto da condizionare anche la comprensione del testo. Per quanto riguarda la scrittura, invece, è da monitorare un’eccessiva lentezza nel gesto grafico a discapito di una calligrafia poco leggibile oppure una scrittura chiara, ma portata avanti con estrema fatica, tanto che il bambino può lamentare dolore alle mani e ai polsi. Possono essere presenti anche inversioni o sostituzioni di lettere.
Per ciò che concerne l’area matematica, difficoltà rilevanti è possibile rilevarle alla fine della prima elementare, quando il bambino non riesce a visualizzare sulle mani quantità fino a 5 senza contare o se non riesce a compiere piccole operazioni entro il 10. Oppure entro la terza elementare, se non riesce a memorizzare i numeri amici del 10 o le tabelline, le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana e i mesi; in quarta elementare se mostra ancora fatica a scrivere i numeri entro il 100 e in quinta elementare se non ha automatizzato i passaggi delle moltiplicazioni o delle divisioni.
Le difficoltà possono esserci anche nella geometria, mostrando fatica nella memorizzazione dei vari tipi di angoli, delle caratteristiche e del riconoscimento delle figure e delle formule delle loro aree e perimetri. Le difficoltà sopraelencate, possono presentarsi in maniera isolata o associata ed essere spie non trascurabili di discalculia, ma anche dislessia, disortografia o disgrafia.
Altre possono riguardare la confusione nei rapporti spaziali e temporali, come ad esempio, ricordare la destra e la sinistra, discriminare tra ieri e oggi.
I campanelli d’allarme sono rilevabili non solo sul piano cognitivo, ma anche su quello psicologico ed emotivo. I bambini che sviluppano Disturbi Specifici dell’Apprendimento, frequentemente, nei primi anni scolastici, mostrano fatica nel ricordare gli impegni scolastici, a tenere con cura e in ordine il materiale scolastico e a compilare il diario.
In classe, possono distrarsi facilmente, stancarsi velocemente e cercare di evitare il più possibile momenti quali la lettura ad alta voce, il dirigersi alla lavagna, l’esposizione orale di lavori individuali o di gruppo.
Possono sembrare pigri e svogliati, o, peggio, disinteressati, ma ad una lettura più attenta è possibile comprendere che i loro comportamenti sono dettati dal senso di inadeguatezza che vivono rispetto alle richieste scolastiche alle quali non riescono a far fronte e al confronto con i compagni. Questi atteggiamenti, uniti ad un oggettivo riscontro di difficoltà scolastiche che non migliorano nonostante gli sforzi del bambino e gli accorgimenti didattici dell’insegnante, possono essere considerati ulteriori spie per un Disturbo Specifico dell’Apprendimento.
Un genitore che osserva nel figlio alcuni tra i campanelli d’allarme descritti precedentemente, può potenziare alcuni dei prerequisiti fondamentali per la letto-scrittura attraverso giochi semplici e divertenti, soprattutto durante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia o il primo anno di scuola elementare. Tra questi vi è: “Arriva una nave carica di…” nel quale si comunica al bambino una lettera dell’alfabeto e dovrà poi trovare più parole possibili che inizino con quella lettera.
Un altro gioco è quello dal titolo: “Strega tocca oggetto!” che richiede uno spazio dove ci siano diversi oggetti. Il genitore dovrà recitare il personaggio di una strega o un mago smemorato che non ricorda più il nome di un oggetto o, meglio, ne ricorda solo l’iniziale. Il bambino allora dovrà mettersi alla ricerca degli oggetti che iniziano con quella lettera.
Il gioco può svolgersi anche a parti invertite.
Per facilitare il bambino, anziché fornigli come stimolo la lettera iniziale, è possibile comunicargli la sillaba iniziale.
Nel secondo gioco, l’attenzione può essere spostata sulla dimensione spaziale, ad esempio: “La strega/il mago sta cercando un oggetto che si trova vicino/lontano dalla sedia”, aggiungendo anche le caratteristiche di ciò che si sta cercando, come, ad esempio. “è piccolo, è grande, è verde, rotondo!”.
Se le difficoltà persistessero, anche dopo un periodo di potenziamento, è importante agire senza perdere tempo e procedere con un’indagine approfondita, così da chiarire quali siano effettivamente le difficoltà del bambino e strutturare un intervento mirato. Infatti, anche se risulta prematuro diagnosticare dislessia, disortografia e disgrafia prima della fine della seconda elementare e la discalculia prima della terza elementare, è possibile comunque in quei periodi dichiarare il sospetto di Disturbi Specifici dell’Apprendimento e attivare così interventi di prevenzione del disturbo.
Una valutazione tempestiva consente anche di evitare di commettere errori frequenti come colpevolizzare il bambino per i suoi scarsi risultati, chiedergli maggior impegno, umiliarlo o attribuire la causa esclusivamente a problemi psicologici che hanno come conseguenze sofferenze, frustrazioni e bassa autostima.
È importante consultare le figure professionali preposte ovvero il neuropsichiatra infantile e/o psicologo, possibilmente inseriti in un’equipe multidisciplinare ove presente anche la figura del logopedista.
Una valutazione dal neuropsichiatra infantile nel caso in cui ci fossero dei deficit risulta necessaria, poiché essendo un medico specialista dello sviluppo neuropsichico e dei suoi disturbi nella fascia d’età fra o e 18 anni, sarà l’unico a poter escludere deficit sensoriali o motori poiché, per emettere diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, questi non devono essere presenti e l’intelligenza risultare nella norma. MA la norma dice anche che in casi in cui non vi sono deficit la certificazione può essere redatta anche dal Pediatra!
Scritto da Marika Lovecchio Psicologa
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