Nel considerare gli aspetti cognitivi e neuropsicologici, non bisogna tralasciare quelli emotivi e motivazionali perché un bambino o un ragazzo con disturbi dell’apprendimento, se non adeguatamente supportato e sostenuto, rischierà di sviluppare demotivazione o disinteresse che rafforzeranno un circolo vizioso poiché a loro volta aumenteranno le difficoltà scolastiche.
La letteratura scientifica sul tema dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ha rilevato comorbilità fra questi e problematiche emotive/comportamentali che possono assumere carattere anche di gravità.
Tra queste, vi è sicuramente la depressione, ma anche condotte oppositive, scarso autocontrollo, ansia e attacchi di panico.
Per la sua stretta relazione con la scuola, il bambino o il ragazzo può sviluppare anche una fobia scolastica, che si manifesterà con il rifiuto di andare a scuola poiché diventa fonte di paure e angosce incontrollabili.
Se non riconosciuta e trattata tempestivamente, può condurre a forme di isolamento sociale e stati depressivi che riducono notevolmente le opportunità di apprendimento scolastico e lo sviluppo delle personali potenzialità.
È possibile che le famiglie si accorgano delle difficoltà d’apprendimento dei figli perché questi possono manifestare il disagio vissuto per le fatica scuola, attraverso disturbi somatici quali:
A tal proposito, durante la fase diagnostica, è importante indagare con cura la dimensione psicologica per poter cogliere eventuali manifestazioni di disagio emotivo e sociale che possono appunto accompagnare i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e costruire percorsi terapeutici e riabilitativi che siano idonei ai bisogni di quel bambino o ragazzo.
È fondamentale anche mostrarsi accoglienti verso le loro paure, risposte adattive alla percezione di una minaccia quale il giudizio di un insegnante o il senso di colpa per non soddisfare le aspettative dei genitori, costruendo uno spazio di fiducia nel quale è possibile edificare nuove rappresentazioni del Sé e dell’ambiente circostante.
Il punto di partenza da tenere a mente è il legame che intercorre fra obiettivi delle prestazioni e risultati; ciò significa che gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento devono essere sostenuti, in prima battuta, a trovare o ritrovare motivazione più che nel piacere di apprendere, almeno nel sentirsi capaci.
Ciò è fondamentale perché i continui fallimenti legati agli insuccessi scolastici che hanno vissuto, hanno conseguenze importanti sulla percezione del proprio Sé, spesso negativa.
Questa conduce alla costruzione di un pensiero disfunzionale circa le proprie abilità contribuendo ad alimentare uno scarso senso di autoefficacia che li porta a credere di non poter rispondere adeguatamente alle richieste che l’ambiente esterno presenta loro.
Per tutte queste ragioni, i bambini e gli adolescenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento spesso hanno una bassa autostima che sembra essere una variabile fondamentale dell’insuccesso scolastico.
Non solo, le loro rappresentazioni come studenti risultano essere centrali e tendono a generalizzarle all’intero Sé e, quindi, in tutti i campi della loro esistenza, provocando una fragilità interiore e un’ulteriore debolezza dell’autostima.
Risulta, pertanto, fondamentale sostenere questi bambini o ragazzi, non solo nel saper svolgere un compito con successo, ma anche nel costruire o rivedere il sistema di obiettivi e valori; infatti un aspetto che può risultare difficile, è quello delle auto attribuzioni, ovvero l’insieme delle spiegazioni, interne o esterne, che una persona si dà per chiarire i propri risultati.
Se non vengono riconosciuti per tempo come dislessici e considerati svogliati o semplicemente pigri, attribuiranno la responsabilità dei propri insuccessi esclusivamente a se stessi, perdendo giorno dopo giorno la motivazione “non solo a scuola, ma anche fuori”.
Lo studente tenderà ad attribuire esternamente i meriti dei propri successi scolastici credendo, ad esempio, che il compito in classe sia stato semplicemente facile, ma rivolgerà invece a se stesso, le cause dell’insuccesso mettendo così in atto meccanismi di auto sabotaggio per vedere riconfermata la convinzione di “non essere mai sufficientemente bravo”, impegnandosi quindi poco perché convinto, tanto, di non riuscire in nessun compito.
Svilupperanno, quindi, un senso di impotenza appresa, ovvero un senso di incapacità appreso proprio nelle ripetute esperienze scolastiche fallimentari, percepite come conseguenze dirette delle proprie mancate abilità con conseguenze determinanti sulla sfera emotiva quali paure, ansie, angosce, depressione e, con il passare del tempo, apatia verso i propri insuccessi.
Altre implicazioni collegate alle difficoltà d’apprendimento possono esserci sul piano sociale. Alcuni bambini o ragazzi vengono, talvolta, esclusi dai compagni perché possono mostrare difficoltà nell’interpretare le regole dei contesti sociali e distorcerne i significati.
Tendono ad essere poco assertivi, a non partecipare alle discussioni, a comunicare passivamente e ad essere influenzati dal pensiero che gli altri costruiscono su di loro, uniformando anche il loro a quello altrui.
Si rende necessario allora intervenire non solo sul singolo, ma anche sul gruppo sociale, sensibilizzandolo alla tematica dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento creando un clima di collaborazione che avrà benefici a livello emotivo anche per il bambino o il ragazzo in questione che si sentirà accolto e compreso.
Tra i fattori di protezione che aiutano ad arginare le difficoltà emotive e relazionali nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento vi è sicuramente l’individuazione e la diagnosi precoce. È chiaro che quest’ultima non risolverà tutti i problemi, ma il bambino o il ragazzo in questione, vedendosi riconosciute le proprie difficoltà sentirà alleviata la sua sofferenza nel non sentirsi compreso e, conseguentemente, aiutato.
La diagnosi attiva anche interventi mirati che li aiutano a raggiungere autonomie e nel trovare strategie per affrontare un compito con successo con esisti positivi sull’autostima.
Non solo, protettivi sono anche un ambiente familiare e scolastico accogliente, attento ai bisogni e alle richieste del bambino o del ragazzo, non rimproverante, impegnati nel facilitare il benessere e l’accettazione della diagnosi. O ancora, fattori extrascolastici come una buona riuscita in uno sport, o in un’attività nella quale mostra un’ottima competenza, in un hobby e relazioni tra pari nelle quali poter sperimentare riconoscimento, accoglienza e una percezione di competenza.
Scritto da Marika Lovecchio Psicologa
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